Dopo una frenata nel 2023 che aveva interrotto anni di crescita costante, il mercato italiano dei minibond torna a correre. Secondo i dati dell’Osservatorio Minibond della School of Management del Politecnico di Milano, il 2024 ha segnato una ripresa superiore alle attese, con 208 emissioni e una raccolta complessiva di 1,515 miliardi di euro, in crescita del 32% rispetto all’anno precedente.
Una ripartenza trainata dalle grandi imprese
Il rimbalzo del mercato, tuttavia, è stato trainato dalle grandi imprese. Le PMI, che storicamente rappresentano il cuore del tessuto imprenditoriale italiano, hanno raccolto “solo” 686 milioni di euro, in calo rispetto al 2023. Il dato segnala una dinamica da monitorare: se da un lato i minibond si confermano uno strumento efficace per accedere a capitali alternativi al credito bancario, dall’altro lato rimane ancora aperta la sfida di estenderne l’accesso alle aziende più piccole.
Più emissioni, più investitori, ma costi ancora alti
Dal 2013 a oggi, il mercato dei minibond ha visto 1.977 emissioni per un totale di 12,56 miliardi di euro, di cui 5,45 miliardi raccolti dalle PMI. Il 2024 ha segnato il record recente con 208 emissioni (contro le 188 del 2023), confermando un trend positivo. Tuttavia, permangono alcuni ostacoli strutturali: i costi diretti di emissione continuano a rappresentare una barriera significativa, soprattutto per le realtà di dimensioni ridotte.
Inoltre, la distribuzione geografica è ancora disomogenea: la Lombardia guida la classifica con 71 emittenti (39,9% del totale), seguita dal Lazio e dal Veneto, mentre intere aree del Sud e delle isole restano ancora poco rappresentate.
L’ascesa dei minibond ESG
Il 2024 ha visto un’accelerazione anche sul fronte della finanza sostenibile: 20 minibond green, 3 social e 19 sustainability-linked bond hanno raccolto complessivamente 233,7 milioni di euro, pari al 15% del mercato. Un segnale che la sensibilità verso i temi ESG (ambientali, sociali e di governance) inizia a tradursi anche in strumenti di debito, e non solo in equity o policy aziendali.
Basket bond e nuove iniziative per il 2025
Uno dei principali motori della crescita è stato lo sviluppo dei basket bond: progetti di sistema che aggregano le imprese per area geografica o filiera produttiva, spesso con il supporto di garanzie pubbliche. Tra le principali iniziative del 2024 figurano il Basket Bond Lazio, Emilia-Romagna, Made in Italy, RedFish e la nuova tranche degli Hydrobond. Per il 2025 sono attese nuove edizioni, che potrebbero contribuire ulteriormente all’ampliamento del mercato.
Chi investe nei minibond?
Il 2024 ha visto un maggior coinvolgimento di investitori esteri, con fondi e banche non italiane che hanno sottoscritto il 33% del volume complessivo. Le banche italiane seguono con il 31%, mentre i fondi di private debt coprono il 18% e la Cassa Depositi e Prestiti il 10%. Scende dai 22,17 milioni di euro del 2023 a 13,4 milioni il volume dei titoli collocati su piattaforme di crowdfunding. Sono ancora pochi i fondi di credito specializzati e attivi sui minibond, oltre che sul direct lending: sarebbe quindi auspicabile allargare la platea degli investitori e riservare maggiore attenzione all’investimento nelle PMI non quotate.
Caratteristiche delle emissioni: più lunghe, più remunerative
Dal punto di vista tecnico, la durata media dei minibond è salita a 6,7 anni, anche grazie all’effetto di operazioni come gli Hydrobond. La maggior parte delle emissioni prevede un rimborso a rate (amortizing), mentre le soluzioni bullet (rimborso integrale alla scadenza) si concentrano sui titoli a breve termine.
Le cedole si sono adeguate al contesto di tassi più alti: la media è del 9,04% per i tassi fissi e del 6,89% per quelli variabili. Sempre più frequente la remunerazione legata a indici di performance ESG, mentre il ricorso a garanzie e rating resta ancora limitato.
Conclusione: un mercato maturo, ma ancora da espandere
Come sottolinea Giancarlo Giudici, responsabile dell’Osservatorio Minibond, "i minibond hanno dimostrato di essere uno strumento prezioso per accedere al mercato dei capitali e instaurare relazioni con gli investitori, ma il potenziale non è ancora pienamente espresso". Serve lavorare per allargare la platea degli emittenti, rafforzare la presenza di arrangers indipendenti su tutto il territorio nazionale e incentivare gli investitori professionali, in particolare quelli specializzati nel credito alle PMI.
Il 2025 potrebbe essere l’anno della svolta, se le condizioni macroeconomiche resteranno favorevoli. Il minibond si conferma quindi non solo un’alternativa al credito bancario, ma un’opportunità strategica per la crescita dell’economia reale.