PNRR e Startup: quali opportunità si stanno davvero concretizzando?

29/04/2025
APPROFONDIMENTI

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresenta il più imponente intervento di politica industriale in Italia dal dopoguerra. Una parte significativa dei 191,5 miliardi di euro previsti è destinata a innovazione, digitalizzazione e transizione verde – ambiti in cui le startup giocano un ruolo cruciale. Ma dopo quasi tre anni dalla sua approvazione, cosa è realmente arrivato alle startup italiane?

1. Le Missioni rilevanti per le startup

Il PNRR è articolato in sei "missioni", ma non tutte toccano direttamente l’universo startup. Le più rilevanti sono tre: Digitalizzazione e Innovazione, Transizione Ecologica, e Istruzione e Ricerca.

Missione 1: Digitalizzazione e Innovazione

Questa missione rappresenta la parte più direttamente orientata al supporto dell’imprenditoria innovativa. Sono stati previsti fondi per:

  • lo sviluppo di ecosistemi territoriali dell’innovazione, ovvero collaborazioni pubblico-private tra università, centri di ricerca e imprese innovative;
  • il rafforzamento della rete nazionale degli hub per il trasferimento tecnologico, spesso coordinati da enti come CDP Venture Capital;
  • l’incentivazione alla digitalizzazione delle PMI, che può includere anche startup fornitrici di tecnologie o servizi digitali.

Missione 2: Transizione Ecologica

Molte risorse sono destinate alla rivoluzione verde, con opportunità interessanti per le startup che lavorano su:

  • tecnologie per la decarbonizzazione e l’efficienza energetica;
  • mobilità sostenibile e smart city;
  • agritech e gestione intelligente delle risorse naturali.

Tuttavia, l’accesso a questi fondi per una startup early-stage può risultare ostico, poiché sono spesso veicolati tramite bandi regionali, partenariati industriali o grandi player pubblici.

Missione 4: Istruzione e Ricerca

Questa missione ha attivato numerosi progetti legati alla ricerca applicata e al trasferimento tecnologico, come:

  • la creazione di Centri Nazionali di Ricerca su AI, quantum computing, space economy e biotech;
  • i partenariati estesi tra università e imprese;
  • il potenziamento del fondo per la nascita di spin-off accademici e startup deeptech.

Per le startup nate in ambito universitario, queste misure rappresentano un’opportunità concreta, ma non sempre immediata.

2. Strumenti e canali attivati finora

Una cosa è la teoria, un’altra è la messa a terra delle risorse. Dal punto di vista operativo, le opportunità per le startup si traducono in alcuni canali principali.

Venture Capital

Grazie al Fondo Nazionale Innovazione, diverse aziende di venture capital hanno attivato acceleratori tematici, fondi di co-investimento e programmi di accompagnamento. L’efficacia è buona, ma il focus è spesso su startup già validate, con un MVP solido e trazione iniziale.

Invitalia – Smart&Start

Questo strumento esisteva anche prima del PNRR ma è stato rifinanziato. Offre finanziamenti a tasso agevolato e una quota a fondo perduto per startup nel Mezzogiorno e aree svantaggiate. Tuttavia, è noto per la complessità procedurale e per i tempi lunghi di valutazione (anche 6–9 mesi).

Fondo Imprese Femminili

Un’iniziativa che ha avuto enorme adesione, esaurendo velocemente i fondi disponibili. Offre un esempio lampante di quanto sia alta la domanda, ma anche di quanto sia difficile pianificare con strumenti “a bando” e non continuativi.

Green New Deal Fund

Supporta progetti industriali e startup con impatto ambientale positivo, ma passa tramite SACE - la società pubblica controllata dal Ministero dell’Economia che fornisce garanzie finanziarie, assicurazioni e strumenti di credito all’export - o altri intermediari finanziari, rendendone difficile l’accesso per chi non ha solidi partner o strutture aziendali già consolidate.

3. Difficoltà strutturali

A fronte di molte promesse, le startup italiane devono affrontare ostacoli tutt’altro che banali per accedere concretamente alle risorse del PNRR.

Tempi lunghi e burocrazia

Uno dei problemi più evidenti è la lentezza: dai bandi alla valutazione fino all’erogazione, i tempi possono superare i 9 mesi, un orizzonte insostenibile per molte startup in fase seed o pre-seed.

Accesso diseguale

Le startup con buone connessioni con università, incubatori o advisor esperti hanno un vantaggio competitivo enorme. Il rischio è la creazione di un ecosistema a due velocità, dove le realtà periferiche o meno “strutturate” vengono tagliate fuori.

Scarsa visibilità e linguaggio tecnico

Molti bandi sono poco accessibili dal punto di vista comunicativo: documentazione scritta in linguaggio da PA, portali frammentati e assenza di sportelli di consulenza reale rendono difficile orientarsi.

Intermediazione bancaria

Quando le risorse passano da soggetti come banche o SACE, si scontrano con criteri di rischio inadatti al mondo startup. Il risultato? I fondi ci sono, ma non arrivano ai destinatari giusti.

4. Cosa sta funzionando davvero

Malgrado tutto, ci sono segnali positivi che meritano attenzione.

Acceleratori: un modello efficace

Tra le misure del PNRR che stanno dimostrando una reale efficacia vi sono i programmi di accelerazione cofinanziati da fondi pubblici. Questi percorsi offrono alle startup selezionate un accompagnamento strutturato che include mentoring, formazione imprenditoriale, accesso a network di imprese consolidate e – in alcuni casi – un primo investimento in equity. Sono accessibili tramite call pubbliche e coprono verticali come sostenibilità, fintech, mobilità, salute e tecnologia industriale. Questo tipo di intervento consente alle startup di strutturarsi velocemente e di validare le proprie soluzioni in collaborazione con partner industriali.

Collaborazioni universitarie e centri di ricerca

Le iniziative promosse nell’ambito dei partenariati estesi e dei Centri Nazionali stanno generando una nuova linfa per la ricerca applicata, coinvolgendo università, centri di ricerca e imprese. Oltre al finanziamento di progetti scientifici, queste collaborazioni puntano a generare impatti industriali attraverso la creazione di spin-off, la prototipazione di soluzioni tecnologiche e l’accesso condiviso a infrastrutture avanzate (es. laboratori, banchi prova, data center). Le startup nate in questo contesto accademico-industriale beneficiano di una rete qualificata e di accesso agevolato a know-how e tecnologie proprietarie. Il programma è consultabile nella sezione dedicata del PNRR del Ministero dell’Università e della Ricerca.

Internazionalizzazione: ICE e SACE a supporto delle startup

Un altro fronte in cui le opportunità del PNRR si stanno concretizzando è quello dell’internazionalizzazione. Due attori chiave in questo ambito sono ICE e SACE:

  • ICE - Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è l’ente governativo che supporta le imprese (inclusi i progetti startup) nel posizionarsi sui mercati globali. Offre formazione, missioni commerciali, partecipazioni agevolate a fiere internazionali e programmi di accompagnamento alla vendita all’estero. Maggiori dettagli sui servizi per startup sono disponibili sul portale ufficiale di ICE.
  • Attraverso il Green New Deal e altri strumenti connessi al PNRR, SACE supporta startup e PMI italiane con soluzioni pensate per favorire la crescita all’estero e la transizione sostenibile. Una panoramica dei servizi è disponibile sulla pagina di SACE dedicata al PNRR.

Grazie a questi strumenti, le startup che mirano all’espansione internazionale possono accedere a risorse mirate per consolidare la propria presenza fuori dall’Italia, con una rete di supporto pubblico che riduce i rischi connessi alla scalabilità.

5. Cosa manca ancora

Per completare il quadro, è essenziale individuare gli elementi mancanti affinché il PNRR diventi davvero una leva per il mondo startup.

Canali veloci per l’early-stage

Serve uno strumento “espresso” per startup in fase iniziale: pochi fondi, veloci, con valutazione snella e criteri adattati al rischio. I modelli esteri offrono spunti utili.

Continuità nei finanziamenti

Molti fondi sono distribuiti tramite bandi a scadenza, che si esauriscono in poche ore. Questo sistema non è adatto alla natura fluida e continua del mondo startup. Occorre pensare a strumenti a sportello o rolling.

Coordinamento territoriale

Le Regioni sono spesso i soggetti attuatori delle misure, ma non esiste un vero coordinamento nazionale. Alcune sono virtuose (Lombardia, Emilia-Romagna), altre molto indietro. Questo crea disparità di accesso su base geografica.

Conclusione

Il PNRR ha avviato numerose iniziative potenzialmente trasformative per le startup italiane, ma molte restano lontane dalla realtà operativa delle early-stage. Perché queste opportunità si traducano in crescita concreta, servono maggiore rapidità, trasparenza e accessibilità. Il rischio, altrimenti, è che il PNRR rafforzi solo chi era già forte, lasciando fuori l’innovazione più fragile ma più promettente.

 

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