Che cosa serve alle startup e PMI italiane nel dopo Pandemia?

27/05/2021
FINANZA E INVESTIMENTI

Durante la pandemia da Covid-19 in Italia sono nate più di 600 start-up, a testimoniare l’incredibile resilienza dei nostri imprenditori che nonostante le difficoltà e la congiuntura economica negativa non hanno rinunciato a lanciare i propri progetti innovativi.

Le start up e PMI italiane sembrano, infatti, essere perfettamente attrezzate a superare la pandemia. Nel 2020 il mercato ha sostanzialmente retto il confronto con il 2019 grazie a investimenti per 691 milioni di euro, in leggero calo rispetto ai 723 milioni dell'anno precedente. Il settore delle start up impiega oggi 60.000 professionisti e nel 2020, nonostante la crisi, il 58% delle nuove aziende ha aumentato il personale, il 32% ha registrato un aumento della domanda e il 27% una crescita dei ricavi.

Grazie al carattere innovativo e alla capacità di reazione delle start up, scale up e PMI italiane, molte sono già riuscite a ripartire e diverse hanno colto la crisi come un’opportunità per accelerare il cambiamento e la transizione digitale.

Il Governo ha inoltre varato diversi provvedimenti nati proprio con l’ottica di aiutare l’ecosistema economico a rialzarsi dopo l’emergenza. Il settore delle startup, e delle piccole e medie aziende in generale, rappresenta infatti un comparto fondamentale per lo sviluppo e l’aumento di competitività del Paese dal punto di vista tecnologico, scientifico e non solo. 

Un’iniziativa interessante è stata la creazione dell’Officina dell’Innovazione, nata dalla collaborazione tra il Ministero per lo Sviluppo Economico, il Ministero per l’Università e la Ricerca e l’Ente Nazionale del Microcredito. L’obiettivo di questo nuovo hub dedicato alle start up è individuare e sostenere le migliori idee innovative tramite investimenti mirati. L’hub supporterà le aziende innovative di ogni settore, a partire dal biomedicale, fino al turismo e le assicurazioni. Tra gli obiettivi spicca anche quello di incentivare la nascita di spin-off universitari e incentivare i processi di digitalizzazione delle PMI.

Per lavorare alla ripresa occorre però fissare degli obiettivi per il futuro, intercettando anche i trend che riguarderanno il settore nei prossimi anni. 

Quali strumenti a supporto delle start up e PMI italiane?

C’è ancora molto da fare per sostenere la crescita delle piccole e medie aziende innovative italiane. 

Si potrebbe pensare, ad esempio, ad una modifica del decreto attuativo sui benefici fiscali al 50%. La norma contenuta nel decreto rilancio aveva ottimi propositi, ma purtroppo il decreto attuativo di fatto introduce una serie di vincoli e procedure (non presenti nella normativa precedente che non richiedeva particolari adempimenti né per la startup né per l’investitore), tra cui l’obbligo di comunicare al MISE, prima di aver ricevuto l’investimento, le generalità dell’investitore. 

Questa norma si tradurrà in tempistiche lunghe per ricevere effettivamente i capitali (gli investitori vorranno avere prima dal MISE una risposta e poi investire nella startup, in modo da essere sicuri di ottenere i benefici). Inoltre, tale procedura è totalmente incompatibile ad esempio con l’equity crowdfunding, oggi strumento fortemente utilizzato sia da investitori professionali che privati per investire in piccole imprese e startup. 

Sarebbe molto più opportuno rivedere completamente il decreto attuativo ricalcando semplicemente la procedura già utilizzata per i benefici fiscali al 30%, in modo da dare stimoli per portare capitali alle nostre startup. Riteniamo infatti che, trattandosi di investimenti a rischio, gli incentivi fiscali sono l’unica leva efficace.

Un altro provvedimento che potrebbe essere considerato per spingere gli investimenti di capitali verso le piccole e medie aziende è aggiungere un ulteriore 30% di benefici fiscali se entro tre anni dall’investimento effettuato la startup dovesse fallire. Questo provvedimento sarebbe utile per incentivare gli investimenti soprattutto in startup in fase early stage. 

Vorremmo anche vedere azzerata la la tassazione del 26% sul capital gain in caso di exit e la deduzione dell’intero ammontare investito da corporate se si acquisisce il cento per cento delle quote di una startup o pmi innovativa.

Purtroppo dobbiamo anche constatare un provvedimento doloroso. La sentenza del Consiglio di stato del 29 marzo ha annullato il decreto del Ministero dello Sviluppo  economico che permetteva la costituzione online, senza notaio per tutte le startup innovative. Osservando i numeri con attenzione, però, si scopre che solo il 30% delle startup utilizzava la procedura online per la costituzione, che rimaneva comunque difficile e molto burocratica e imponeva un successivo ricorso al notaio per qualsiasi cambiamento nella struttura societaria.

In ogni caso il settore deve essere sburocratizzato, anche perchè già dal prossimo luglio l’Italia dovrà receprire la normativa europea che darà l’opportunità alle tutte le nuove imprese di costituirsi online molto più velocemente e senza troppi vincoli.

In conclusione, riteniamo che sia assolutamente fondamentale dare spinta alle start up, scale up e PMI in modo che il settore possa continuare a crescere e promuovere l’innovazione nel nostro sistema economico. Le startup innovative sono imprese giovani, ad alto contenuto tecnologico e con forti potenzialità di crescita. Rappresentano uno dei punti chiave dell’attuale politica industriale italiana e uno degli strumenti fondamentali per la crescita del paese.



  • PMI
  • Startup
  • investimenti
  • scaleup
  • SviluppoEconomico
  • Crescita