Prudenza e passione caratterizzano i VC italiani rispetto ai loro colleghi internazionali

17/05/2023
FINANZA E INVESTIMENTI

Secondo uno studio condotto da un consorzio di prestigiose business school europee, tra cui la School of Management del Politecnico di Milano, Audencia Business School, Vlerick Business School/Ghent University, London Business School, Stockholm School of Economics, Universidad Complutense de Madrid e Université du Luxembourg, i Venture Capitalist italiani mostrano una maggiore prudenza rispetto ai loro omologhi statunitensi ed europei, specialmente se confrontati con paesi come Francia, Germania, Belgio, Spagna, Portogallo e Svezia.

Lo studio rivela che i finanziamenti vengono concessi principalmente in base alla storia imprenditoriale di successo dei fondatori, mentre il prodotto, la tecnologia e il mercato proposti hanno un peso minore nelle decisioni di investimento. Quando gli investimenti avvengono tramite un sindacato, la maggioranza delle volte si cerca l'unanimità nella decisione e i Venture Capitalist preferiscono essere remunerati con bonus finanziari annuali, che sono meno rischiosi rispetto alle percentuali sul guadagno di capitale, solitamente intorno al 20%.

L'obiettivo dello studio era verificare se i Venture Capitalist europei adottassero la stessa approccio degli statunitensi, tenendo conto delle differenze storiche e istituzionali, delle dimensioni di mercato più ridotte, come ad esempio in Italia, e delle diverse modalità di governance. Il questionario è stato proposto a un campione rappresentativo di Venture Capitalist in Italia, Francia, Germania, Belgio, Spagna, Portogallo e Svezia, ottenendo 885 risposte, corrispondenti al 44% degli investimenti in Venture Capital nel 2022. Di questi, 44 risposte provengono dall'Italia.

L'indagine ha rivelato che in Italia vengono presentate meno proposte rispetto all'Europa, con una media di circa 400 proposte all'anno per investitori italiani rispetto alle 500 in Europa. Tuttavia, gli investitori italiani accettano più proposte rispetto ai loro colleghi europei, circa una su 43 rispetto a una su 51. Il fattore chiave nella decisione di investire è il team imprenditoriale. Nelle proposte che vengono accettate, otto volte su dieci si investe in imprenditori che hanno già dimostrato una storia di successo imprenditoriale o manageriale.

In Italia, l'imprenditore stesso ha un peso molto più elevato rispetto all’horse (prodotto, tecnologia e mercato), con una percentuale del 81,6% rispetto al 7,9%. Anche se in Europa l'imprenditore viene considerato più importante rispetto agli altri fattori, la differenza è meno marcata, con una percentuale del 53,1% contro il 27,6% riservata all’horse. Gli investitori italiani valutano maggiormente la passione e lo sforzo messo in campo dall'imprenditore (28,9%) e l'esperienza settoriale (23,7%), mentre i loro colleghi europei apprezzano di più la competenza (28,2%) e tengono in considerazione anche l'esperienza imprenditoriale (19,3%).

La ricerca rivela anche che è abbastanza raro che un Venture Capitalist investa da solo, preferendo invece investire attraverso un sindacato. Tuttavia, mentre in Europa i sidacati vengono creati principalmente per sfruttare competenze complementari (38,5%) e condividere il rischio (28,8%), in Italia l'aspetto della condivisione del rischio assume un’importanza predominante (46,4%), mentre le competenze complementari rappresentano solo un terzo delle motivazioni. La necessità di superare vincoli di capitale è meno rilevante in Italia (14,3%) rispetto all'Europa (22,4%), poiché di solito i round di finanziamento in Italia hanno un ammontare inferiore.

Nella scelta dei partner del sindacato, la reputazione e i successi passati sono il fattore determinante sia in Italia (45,1%) che in Europa (44,9%), mentre l'esperienza settoriale sembra essere più importante per gli investitori italiani (35,5% contro 22,5%). Quando si tratta di selezionare le startup su cui puntare, i VC italiani cercano l'unanimità nella metà dei casi (rispetto al 32,8% in Europa), mentre in Europa le decisioni vengono prese a maggioranza nel 37,6% dei casi e la ricerca del consenso ha un peso doppio (25,9% contro 12,5%).

In sintesi, lo studio dimostra che i Venture Capitalist italiani sono più prudenti rispetto ai loro colleghi statunitensi ed europei, più avversi al rischio e in generale più attaccati alla passione e alla storia di successo degli imprenditori su cui puntano. Il prodotto, la tecnologia e il mercato sembrano importare di meno rispetto alla figura centrale dell’imprenditore o fondatore. Tuttavia, puntare esclusivamente sui successi personali dell'imprenditore potrebbe comportare dei rischi. Questo atteggiamento, infatti, potrebbe rilevare una mancanza di valutazione critica dell'idea imprenditoriale, della fattibilità del progetto e del mercato di riferimento. È importante quindi trovare un equilibrio tra la valutazione dell'imprenditore e l'analisi dell'idea imprenditoriale per prendere decisioni di investimento informate e mitigare i rischi potenziali.



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