L’avvento della tecnologia e dei servizi digitali sta trasformando radicalmente le abitudini delle persone e soprattutto delle nuove generazioni. La tecnologia fa sempre più parte della vita quotidiana (viaggi, ristorazione, mobilità, entertainment, etc..) e ha iniziato ad avere un forte impatto sul settore finanziario, basti pensare ai pagamenti con gli smartphone, allo shopping online al proliferare di app dedicate agli investimenti.
In questo contesto, l’acquisizione di una consapevolezza finanziaria ed economica di base è indispensabile all’intero Paese per prosperare e innovarsi. Soprattutto in un periodo storico caratterizzato da eventi inattesi e con effetti negativi a lungo termine sulla società, sull’economia e sul benessere delle persone.
Il settore del Fintech, grazie alla potenzialità di avvicinare i consumatori al mondo della finanza con semplicità e sicurezza, gioco un ruolo fondamentale nel percorso di alfabetizzazione finanziaria. Guidare la rivoluzione culturale nell’approccio ai soldi e ai risparmi è una responsabilità che dobbiamo assumerci come settore, collaborando e facendo sistema.
Le fasce della popolazione più a rischio
Secondo uno studio dell’OCSE, nel 2020, circa la metà dei cittadini dell’UE non possedeva una conoscenza approfondita dei concetti finanziari di base. Questo gap di conoscenza risulta più significativo negli anziani, nei giovani e nei gruppi a basso reddito come le donne. La situazione che richiede una serie di azioni coordinate, che parta dal livello legislativo ma che coinvolga anche tutti gli stakeholder e che passi da una maggiore educazione finanziaria.
Il documento di valutazione ex ante della Ragioneria dello Stato e del Ministero del Tesoro in riferimento al Pnrr parla chiaro: il tasso di mancata partecipazione al mercato è del 22,7% per le donne (41% al Sud) contro il 16% degli uomini. La presenza di figli in età prescolare rende più difficile l’accesso delle madri al mercato del lavoro: l’indicatore di occupazione relativa delle madri è in diminuzione di 0,9 punti percentuali rispetto al 2019. Infatti, nel 2021 la percentuale di donne fra i 25 e i 49 anni con un figlio di età inferiore ai 6 anni occupate è del solo 54%. Persiste una forte disparità salariale nei guadagni complessivi (gender overall earnings gap) che in Italia è pari al 43%, a fronte di un valore medio per i Paesi dell’Unione europea (UE-27) del 36,7%. Anche la pensione percepita dalle donne in media è inferiore a quella degli uomini a causa di una carriera lavorativa frammentata.
Sappiamo che le donne si fanno carico della maggior parte del lavoro di cura familiare: fatto pari 100, alla donna va il 60,9% al Nord, e il 69,7% nel Mezzogiorno. Solo il 21,3% dei padri usufruisce dei congedi parentali e si rileva una forte carenza generale di servizi di cui le famiglie possono usufruire per far fronte alle esigenze di cura ed educazione per la prima infanzia.
Il generale ritardo del paese
Le donne, però, non sono le sole a rimanere indietro. L’Italia è al 63esimo posto al mondo nella classifica delle conoscenze finanziarie, e solo il 37% degli adulti possiede delle competenze ritenute adeguate per investire. E forse non è un caso che i risparmi fermi sui conti correnti – che l’inflazione pian piano erode – ammontino a oltre 2mila miliardi di euro, ben oltre il valore del PIL corrente.
Uno studio realizzato dalla società di ricerche Doxa insieme al Comitato Edufin indica la stretta correlazione tra livello di conoscenza e fragilità finanziaria. Tra coloro che non conoscono le fondamenta dei risparmi e degli investimenti, la quota di quanti non arrivano a fine mese si attesta al 59%.
Digitalizzazione ed educazione finanziaria vanno di pari passo
E’ un fatto che digitalizzazione ed educazione finanziaria siano correlate positivamente con la crescita economica e consentano di accedere più facilmente ai meccanismi di ripartizione della ricchezza. Le persone in grado di utilizzare dispositivi digitali beneficiano di prezzi più bassi e di una più ampia scelta di prodotti su misura per le loro esigenze.
Il problema è che digitalizzazione e livello di alfabetizzazione finanziaria non sembrano ancora andare a tempo. Anzi, la facilità e la velocità con cui si possono fare scelte economiche sbagliate non aiutano a sviluppare forme di consapevolezza critica dei rischi che si corrono. Il punto non è opporsi al cambiamento ma accompagnarlo ad una velocità sostenibile ed inclusiva.
Ad esempio, grazie ad app che consentono di monitorare in tempo reale i movimenti, impostano limiti di spesa (con alert per quelle più “a rischio” come shopping e ristoranti), ricordano scadenze, permettono di impostare obiettivi di risparmio (magari consentendo la condivisione con amici e familiari) o la funzione per arrotondare i pagamenti digitali effettuati e accantonare il resto in una sorta di salvadanaio gestito in automatico dal proprio smartphone.
Per gli aspiranti investitori, stanno crescendo a dismisura le app che permettono di monitorare in modo facile e veloce i proprio investimenti direttamente dagli smartphone. La strada presa da questi nuovi operatori del mercato è quella di rendere intuitive e semplici operazioni che fino a poco tempo fa era possibile fare solo allo sportello della propria banca o parlando con un consulente finanziario.
Ovviamente, la mancanza di ‘filtri’ deve essere bilanciata da una maggiore consapevolezza di quello che si sta facendo, quindi una maggiore educazione finanziaria. Fortunatamente sono molte le iniziative in questo senso – ricordiamo ad esempio Capitale Donna, la campagna informativa indipendente per favorire l’accesso delle donne agli investimenti a cura di Scai Comunicazione ed Equity Crowdfunding News, con il supporto di organizzazioni pubbliche e private di cui anche noi facciamo parte.
In conclusione, l’educazione finanziaria deve quindi cogliere l’occasione digital e trarre beneficio dall’utilizzo di strumenti tecnologici al fine di facilitare il raggiungimento dei potenziali destinatari, proponendo strumenti più vicini alle esigenze di fasce più larghe della popolazione e delle nuove generazioni.